Rete sostenibilità e salute

PFOA e PFAS: worst nightmare

Il 22 Marzo 2016 è stato indetto un Consiglio Regionale Straordinario Veneto per discutere di PFAS. Alcuni consiglieri regionali hanno sollecitato invio di osservazioni e consigli da parte di cittadini e associazioni. Leggi la comunicazione inviata a firma congiunta di ISDE Italia e ISDE Veneto.

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Come stanno le comunità? Quali sono le criticità?

Venerdì 29 Aprile presso l’Ordine dei Medici di Chieti si terrà un workshop “Ambiente e Salute” intitolato “Come stanno le comunità? Quali sono le criticità? La valutazione dello stato di salute a livello comunale per la prevenzione, la VIS e la programmazione territoriale”. L’evento è promosso dall’Ordine dei Medici provinciale e dalla sezione ISDE di

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Referendum trivelle: ISDE Italia per un Sì consapevole Impatti ambientali e sanitari delle trivellazioni per mare e per terra

Il 17 Aprile prossimo, con il Referendum sulle trivelle, i cittadini italiani sono chiamati ad esprimersi sul quesito abrogativo che riguarda l’articolo 6, comma 17 del codice dell’ambiente: “Volete che, quando scadranno le concessioni, vengano fermati i giacimenti in attività nelle acque territoriali italiane anche se c’è ancora gas o petrolio?”. ISDE Italia auspica la

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Doctor G


Recensione di M.Bobbio sulla graphic novel. “Doctor G” di Luana Caselli, Luca Iaboli, Grazia Lobaccaro, Marco Madoglio

Il dottor G è un esperto di statistica che ama cimentarsi con il calcolo del rischio di malattia così come con la probabilità che un indagato sia innocente; è trasandato e ubriacone ma coraggioso e competente, stigmatizza l’ignoranza di medici e avvocati, ma disprezza e mette in ridicolo gli esperti che manipolano la statistica a proprio vantaggio o per condizionare il mercato dei farmaci.
Riflettendo su questi mistificatori, il dottor G commenta: “Grazie a loro passeranno anni prima di avere una medicina sobria, rispettosa e giusta”.
Il dottor G è il protagonista di una graphic novel, curiosa ma rigorosa, che mescolando vicende sentimentali, con la valutazione dell’efficacia degli screening, con lo svolazzare delle farfalle e con la disamina di alcuni famosi casi giudiziari, spiega con esempi tratti da notizie giornalistiche e da articoli scientifici il calcolo di sensibilità e specificità, la differenza tra rischio relativo e assoluto, la nocività degli screening, i pericoli della sovradiagnosi.
Il cuore della vicenda è a Berlino, ma la storia si snoda tra decine di città e luoghi sparsi in tutto il mondo, facendo rivivere il momento in cui la notizia ha colpito la curiosità del protagonista, che rielabora le percentuali declamate alla televisione o pubblicate in articoli scientifici e ribalta le conclusioni a cui sono giunti (talvolta per ignoranza e talaltra per malafede) medici di medicina generale, primi ministri, avvocati, opinion leader.
Come nelle favole, l’onestà del dottor G, scomodo ed emarginato, verrà premiata; a Parigi come a Madrid, a Oslo come a Dublino, i pazienti felici e contenti riceveranno saggi consigli da medici esperti e non manipolativi che forniranno loro in modo comprensibile e corretto i risultati delle ricerche scientifiche.
Il triste elenco di articoli, spesso introvabili, che costituisce la bibliografia dei libri, è sostituto da ampie note che ricostruiscono un episodio, che spiegano un fumetto, che commentano una battuta, ma soprattutto è arricchito dai QR code che consentono con un click di scaricare l’articolo originale con lo smartphone o il tablet. Geniale.

Doctor G


 

Medico, Cura te spesso (2)


Recensione di M.Bobbio sul libro di Carlo Calcagno. “Medico, cura te spesso“.

Carlo Calcagno. Medico, cura te spesso. Mimesis Milano 2015. Pp185. €18    

E’ interessante notare come vira il comportamento dei medici da quando, freschi di laurea, affrontano il paziente armati di molte conoscenze teoriche, di poca capacità comunicativa e di un  ricco armamentario di linee guida da applicare in modo sistematico, a quando, nel pieno della loro attività adottano qualunque innovazione tecnologica e farmacologica per dimostrare l’eccellenza del proprio operato (e per ottenere qualche marginale beneficio dai produttori), a quando, infine, all’avvicinarsi della pensione, si accorgono che le raccomandazioni, le procedure, le innovazioni molto spesso cozzano contro i desideri, le aspettative i valori del paziente che si è affidato alle loro cure.  In alcuni casi questa maturazione viene accelerata dal fatto di trovarsi dall’altra parte della barricata, in pigiama disteso in un letto d’ospedale. Gianni Bonadonna, recentemente scomparso, aveva sperimentato in prima persona il ruolo dell’ammalato in seguito a un ictus devastante, e aveva scritto “oggi la rincorsa alla ricerca di una cura possibile mi ha allontanato troppo dal paziente, mi ha tenuto per anni in una bolla speciale… Nella mia carriera ho dovuto adattarmi ai protocolli di diagnosi e trattamento, documenti che stabiliscono passo per passo, oggi in modo anche troppo burocratico, le procedure per i pazienti… Il protocollo funge sovente da cuscinetto emotivo, per non dire barriera, tra il medico curante e una situazione clinico-prognostica densa di emotività…” per concludere che “nelle facoltà di medicina serve un nuovo esame per chi deve curare le persone: serve un esame di umanità”.

Carlo Calcagno,  urologo di Genova con una laurea in Storia ad indirizzo scientifico, affronta una riflessione etica e umana della professione medica che ha perduto la propria identità, schiacciata da  un sapere tecnico che diventa il fine e non il mezzo. Per capire quanto la medicina si sia discostata dall’essere “un luminoso e progressivo cammino fatto in nome del bene per gli  esseri umani”, Calcagno ci accompagna in modo erudito, ma soave, attraverso una personale lettura della storia della medicina, fatta di suggestioni, ciarlatani e tradizioni,  per osservare che il senso etico della professione si è diluito nel tempo, fino all’epoca attuale “caratterizzata da una corsa senza freni verso il tecnicamente possibile e non verso l’eticamente fattibile”.

Quali le cause? L’ultra specializzazione che parcellizza un lavoro per secoli concepito per osservare e curare il paziente nella sua interezza, la burocratizzazione (“il paziente avverte il distacco e la lontananza del medico ricavandone spesso la sensazione di essere trascurato”) e infine l’intrusione della spesa sanitaria nel rapporto tra un medico e un paziente. La conseguenza è la medicalizzazione: “l’espropriazione e la gestione eterodiretta della nostra salute viene data dall’establishment medico-farmaceutico in tre abili mosse condotte da scacchisti consumati: l’abbassamento dei valori sogli per definire se un individuo è sano o ammalato, l’epidemia di diagnosi per cui si è creato un esercito di worried wells (persone sane preoccupate per il rischio di incorrere in qualche malattia e quindi consumatori insaziabili di esami di laboratorio, visite mediche e medicine) l’allargamento dei criteri diagnostici che trasformano un sintomo con cui convivere in una patologia da curare con i farmaci. In questo scenairo non poteva mancare il riferimento alla filosofia di Slow  Medicine che immagina “una medicina possibile, una medicina concreta e realizzabile, una medicina che non insegua utopie o faccia le corse contro il Padreterno”.

Il titolo è curioso e ho lasciato alla fine di spiegarne il senso. La morale di  Calcagno è che un medico, per fare bene il suo mestiere, deve essere in grado di riflettere costantemente sul proprio lavoro: “il medico migliore è quello che commette meno errori, ma sopra ogni cosa conserva l’umiltà di esaminare con senso critico il proprio operato e ripensa soprattutto ai propri sbagli traendone una lezione utile per il futuro”.

Marco Bobbio